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Castello degli Ezzelini


All’ingresso la snella, ma al tempo stesso imponente, Torre Bolzonella (oggi chiamata di Ser Ivano – masnadiere di Ezzelino III) annuncia la struttura del castello protetto da due cinte murarie. E’ alta oltre 30 metri ed era una ‘macchina’ da difesa imprendibile, autonoma ed isolata dallo stesso castello.

Il castello, come tutti i manufatti militari antichi a guardia di posizioni territoriali strategiche del resto, ha una storia lunghissima che si spinge ai tempi pre-romani. Le strutture murarie consegnateci dal tempo risalgono ai primi decenni del XII secolo ed ebbero il loro massimo splendore al tempo della potente dinastia degli Ezzelini, famiglia germanica legatissima ed imparentata con l’Imperatore, che qui s’insediò definitivamente dopo le vicissitudini che la videro ritirarsi dal castello di Onara (Padova) e poi da quello di Castel di Godego (Treviso) per stabilirsi nel vicino castello di Romano.

Il castello rimase in perfetta efficenza anche con le successive dominazioni dei Visconti e degli Scaligeri, per passare infine alla Serenissima nel 1404. Era una macchina da guerra perfetta a protezione dell’importante città murata e dell’obbligata via di transito allo sbocco delle montagne, tanto che poté resistere agevolmente perfino alle ‘nuove’ armi, le prime bombarde messe in campo dagli Ungheri e dall’Imperatore Sigismondo nell’assedio del 1411/12.

Poi nulla poté nel 1508 contro il nuovo tipo di guerra quando la città fu travolta, nonostante la strenua difesa in Valsugana ad opera degli ‘ostici’ Canalotti, dalle imponenti truppe messe in campo dalla Lega di Cambrai alla guida di Massimiliano d’Austria contro Venezia, che fu ad un passo per essere distrutta. Solo le ‘nuovissime’ fortificazioni di Padova e Treviso salvarono la Serenissima. Con la ‘pax’ veneziana la città perde il suo ruolo di nodo strategico lungo il corridoio di calata dalle alpi e si trasforma gradualmente in vivace città commerciale ed artigianale. La sorte del castello era segnata fin dai primi decenni cinquecenteschi e le opere militari caddero lentamente nell’oblio e vennero parzialmente riutilizzate per altri scopi.

In epoca moderna, escludendo le parti ‘private’, ci vengono consegnate una serie di strutture in grave stato di abbandono e perfino invase da vegetazione selvatica fino al vistoso crollo del 1928. Una lunga ed accurata opera di restauro durata fino a pochi anni or sono ci permette ora di comprendere la complessa struttura anche con un percorso guidato sullo spettacolare e panoramico camminamento di ronda.

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