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La Valbrenta


PREISTORIA

La preistoria della valle è legata certamente alla presenza di insediamenti umani sull’altipiano di Asiago, i più vicini dei quali possono essere individuati nelle fabbriche litiche di Vallastaro (10.000 anni dal presente) e nel sito della Grotta di Ernesto (margine nord orientale dell’altipiano, in comune di Grigno -TN) frequentato dai nostri antenati cacciatori/raccoglitori tra i 9.100 e gli 8.200 anni dal presente.
Più a nord, nei pressi del Passo del Redebus (Valle dei Mocheni, in Comune di Pergine Valsugana – TN) tra il II e il I millennio a.C. era attivo un sistema di forni fusori, attività che implicava una rete di “distribuzione” dei manufatti che certamente superava i confini regionali.

Comunità paleovenete, intanto, occupavano la pianura, dedite alle colture dei cereali e all’allevamento delle capre, delle pecore e delle vacche, e allo sbocco della Valbrenta, a San Giorgio delle Acque (Bassano), è stata rinvenuta un’ ampia necropoli che ospitava numerosissime sepolture a cremazione – datate tra l’XI e l’VIII sec. a.C. – corredate da vari oggetti quali spilloni, fibule, collane, anelli, ecc. la cui tipologia dimostra che il sito rivestiva un ruolo di primo piano nella circolazione del metallo tra area veneta e trentina. Ecco che, allora, la Valbrenta rappresentava una via di risalita per la transumanza delle greggi verso le Prealpi, e contemporaneamente una via di discesa per la commercializzazione dei manufatti metallici.

LO SVILUPPO STORICO

Lo sviluppo storico della valle avviene in coincidenza della fondazione del monastero della Santa Croce di Campese (Bassano), fondato tra il 1124 e il 1133 da Ponzio, abate di Cluny, di ritorno dalla Terra Santa, ed il legame con il potente casato degli Ezzelini da Romano. La presenza benedettina e il potere della nobile famiglia fecero da volano alla colonizzazione del territorio.

Prima di essa si conoscono alcuni insediamenti difensivi di epoca romana e lo sviluppo dell’epoca longobarda, la più spettacolare testimonianza del quale sembra essere il Covolo di Butistone, una fortificazione che sfrutta un grande anfratto naturale a una cinquantina di metri di altezza dal fondovalle tra Cismon e Primolano. La fortezza venne poi utilizzata in epoca carolingia. Altro impulso notevolissimo venne dato alla Valbrenta dalla Repubblica di Venezia che si approvvigionava di legname per il proprio arsenale navale attingendolo dai boschi dell’altipiano di Asiago e del Primiero, sfruttando le acque del Brenta e del Cismon per il trasporto delle carghe fino alla laguna. Valstagna, il capoluogo delle valle, deve la sua importanza proprio a questo traffico commerciale proveniente dalla Val Franzela attraverso la Calà del Sasso, una mulattiera appositamente costruita alla fine del XIV secolo. Della Repubblica lagunare la Valbrenta segue le sorti, guerreggiando contro Francesi, Spagnoli, Svizzeri e Tedeschi, ricevendone in cambio privilegi amministrativi.

Quindi arriva Napoleone (1796) che pone fine alla potenza dei Dogi (1797), e la valle perde ogni privilegio. Così, per sottrarsi ai Francesi, si dà all’Austria sperando in miglior sorte. Inizia invece un continuo e conflittuale andare e venire di Francesi ed Austriaci, fino al 1866 – quando viene annessa all’Italia – e poi alla Grande Guerra, a cui la valle versa pesantissimi tributi in vite umane, oltre che in devastazioni.

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